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Festa di fine triennio: una lettera per salutarvi! a cura dei professori del corso D

Una lettera per salutare i ragazzi del corso D

La festa di fine triennio è sempre un momento di bilanci e anche di tristezza.

Ci rivolgiamo a voi, cari ragazzi, voi che siete un passaggio, un paesaggio che cambia. Ancora una volta, non ce l’abbiamo fatta a finire in tempo. È il destino dei docenti non chiudere mai il loro compito. Ogni giorno, rinviamo a quello successivo e ognuno s’infila come le perline colorate in un filo che non diventa mai collana. Un filo tenace di tempo e di cura, di conoscenza. Un filo aperto sull’oggi che è già domani, che si allunga, s’intreccia, a volte si aggroviglia, fa i nodi, si rompe e si riannoda, si districa, si disfa e di nuovo si tesse in una lunga tela di stagioni e di anni.

A stare con i ragazzi, si dice che si diventa come loro. Ed è vero. Ed è un privilegio avere un cuore che assomigli a quello di un ragazzo. Avremmo voluto regalarvi la luna, per andare a lezioni di cielo senza scordare la terra! Il tempo è scaduto e la lezione di oggi ci dice che quel filo, come quello di un aquilone, ora lo dobbiamo lasciar andare, perché lo chiama un altro vento che lo spingerà più lontano. Per quanto ce l’abbiamo messa tutta, non siamo riusciti a fare tutto quello che avremmo voluto, tutto quello che era necessario ad ognuno di voi, a dare quel “tutto” che si spostava sempre in avanti. Avremmo voluto fare di più e meglio. Abbiamo cercato di farvi comprendere come la scuola, lo studio, il successo scolastico siano il vostro passaporto per un futuro di successo. Abbiamo tentato di mostrarvi che la differenza tra una persona e una bella persona passi soprattutto, non dall’aspetto, ma da un buon bagaglio culturale, che si mostra dapprima nel sapersi porgere, attraverso una buona educazione, e poi attraverso il buon uso della parola.
Un giorno, magari tra vent’anni, incontrando uno di voi potremo dare risposta al nostro quesito, valutando il nostro operato, perché ciò che si apprende a scuola non sempre è misurabile nell’immediato, anzi, spesso, si valuta pienamente e si apprezza nel futuro.

Quantunque un docente sia costretto ad ingabbiare gli alunni dentro squallidi voti, sappiate che quei voti non rappresentano voi come persone, ma un momento storico della vostra carriera scolastica.

Sappiamo bene che non siamo riusciti a rispondere a tutti i vostri bisogni. Un bisogno è un sogno che raddoppia e richiede attenzione. Non avremmo dovuto lasciarci prendere dall’ansia del programma, dalla grammatica, dalle odiatissime prove standardizzate, dalle interrogazioni, dalle verifiche, per sostenere e verificare la nostra umanità, la nostra insieme alla vostra, per sentirci sempre a casa, amati, capiti, felici. Non sempre ce l’abbiamo fatta. Ma ci abbiamo provato, ogni giorno, a trovare l’equilibrio tra noi e voi, noi e il mondo.

Un’opera incompiuta la nostra, incompleta, aperta al domani. Così deve essere. Ma le storie continuano anche quando finiscono. E la nostra è una storia a prova di gioia, di pazienza, di litigio, di perdono, di integrazione e di amore. Belli e irripetibili siete per noi, diversi e unici nel modo d’essere, ma uguali nel sentimento che proviamo per ciascuno di voi. Siamo giunti nel giorno dell’addio, ma possiamo cambiarlo in un “arrivederci”. Un adolescente come voi non sa chi è e che posto deve occupare nel mondo. Avete appena cominciato a conoscervi meglio, per il posto che occuperete nel mondo avete tempo per pensarci. Incominciate però a scegliere, in ogni momento della vostra vita, da che parte stare. Quella dell’onestà è quella che abbiamo provato a insegnarvi. La cultura non è soltanto sapere tante cose, ma come noi riusciamo a comprendere il mondo che ci circonda attraverso le cose che sappiamo. Dunque, prima di tutto occorre imparare molto. Il vostro dovere, il vostro compito è diventare essere umani sempre più grandi e meravigliosi. Restate in contatto con la Bellezza: andare a una mostra, ammirare un quadro, guardare un tramonto, leggere una poesia, ascoltare una storia, sentire sotto di voi il calore di una poltrona rossa a teatro.

Alla fine di ogni triennio, noi docenti, guardandoci dentro, scopriamo di non essere mai uguali a quelli di prima. Questi inevitabili cambiamenti li dobbiamo alle relazioni che abbiamo intessuto con voi alunni, con le vostre famiglie e con i colleghi. Ciascuno di voi ci ha reso persone diverse, ci ha mostrato prospettive inedite del mondo, delle relazioni, del sapere e dei sentimenti.
Crediamo nel nostro lavoro e siamo consapevoli dei benefici e dei danni che un buon o cattivo insegnate può fare. Ora, prendete in mano la vostra vita e fatene un capolavoro!

 

Con affetto, i vostri professori

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